
Stabilità entro fine anno per lo…
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È ormai notorio che la professione medica sia diventata negli ultimi anni sempre più frequentemente oggetto di cause civili e penali a causa dell’aumento della percezione sociale dei problemi legati alla medical mal practice e della maggiore attribuzione di responsabilità agli operatori sanitari. Questa tendenza è dovuta a vari fattori, tra cui una maggiore consapevolezza dei pazienti sui propri diritti, una maggiore accessibilità all’informazione e una maggiore complessità del sistema sanitario. Si stima che in Italia un medico su tre abbia ricevuto una denuncia per malasanità. Tuttavia, solo il 3% di questi procedimenti si conclude con una condanna. Tuttavia, il danno personale e professionale, anche in caso di assoluzione, è spesso devastante: tra stress, spese legali e reputazione compromessa, il percorso giudiziario ha un impatto profondo sulla vita dei professionisti coinvolti. I più colpiti paradossalmente sono i medici con più anzianità (oltre 20 anni): in particolare uomini over 55 anni che lavorano in ospedali con meno di 500 posti letto. Ed è la chirurgia ad essere nel mirino della magistratura con oltre l’82% dei casi segnalati. Il fenomeno si concentra soprattutto nell’area chirurgica, che rappresenta oltre l’82% dei casi. Le specialità più esposte al rischio di denuncia sono: Ginecologia e Cardiochirurgia: 70%; Chirurgia generale: 66,2%; Ortopedia: 65,2% e Pronto Soccorso: 53,3%. A livello geografico, il Sud e le Isole detengono il triste primato. La Sicilia e il Mezzogiorno registrano la percentuale più alta di denunce: il 39,8%, contro il 38,2% del Centro Italia e il 27,2% del Nord. Ancora più allarmante il dato relativo all’area chirurgica nelle regioni meridionali e insulari, dove il tasso di denuncia arriva al 65,9%. In pratica, quasi 7 chirurghi su 10 nel Sud e nelle Isole hanno avuto almeno una volta a che fare con un procedimento giudiziario. La situazione delle denunce e dei processi ha, dunque, un impatto significativo sui medici, portando alcuni a considerare il licenziamento e altri a rinunciare a ruoli di maggiore responsabilità. Ed è per questo che si sta dibattendo sulla necessità di riforme legislative per garantire una migliore tutela della professione medica e per affrontare la questione. Il c.d. “scudo penale” per i medici, che in sostanza si applica a tutti i professionisti sanitari che svolgono la loro attività in strutture pubbliche o private, comprese le strutture socio-sanitarie, limita la loro responsabilità penale ai soli casi di dolo e colpa grave, soprattutto in situazioni di grave carenza di personale. La misura, nata durante la pandemia di Covid-19, è stato esteso fino al 31 dicembre 2025, dal decreto Milleproroghe e mira a proteggere i professionisti sanitari da potenziali cause penali dovute a errori non gravi, soprattutto in contesti difficili. In sostanza, i medici non sono perseguibili penalmente per colpa lieve, ma solo per comportamenti dolosi (intenzionali) o per colpa grave (errori molto gravi). I dati allarmanti sul contenzioso che coinvolge i sanitari emergono da un report dell’Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri che ha invitato il ministro della Salute Orazio Schillaci a intervenire. “I medici non se lo meritano, lavorano e sostengono il Ssn, che io difendo. Il nostro è un modello unico che va preservato. Credo che si debba affrontare il problema dello scudo penale, penso al pronto soccorso e le chirurgie dove ci sono difficoltà legate all’organizzazione e il medico non si merita di trovarsi davanti a denunce penali. Quando arriva un avviso di garanzia ad un medico gli crolla il mondo addosso. Questo mina la sua sicurezza nel lavoro, può generare sensi di colpa immeritato e il sistema è più fragile. C’è il mio impegno per lavorare su questo tema e ci sono diversi veicoli legislativi e cercheremo il più opportuno per rendere stabile entro la fine dell’anno lo scudo penale che è in scadenza. Vogliamo dare sicurezza ai medici” ha sottolineato il ministro. “Bisogna ricostruire il rapporto di fiducia tra medico e paziente, è un rapporto cambiato perché si sono modificate le condizioni e la sanità” ha aggiunto Schillaci. “Negli ultimi anni è capitato a me durante l’attività clinica di trovarmi di fronte pazienti informati, che su Internet hanno trovato tutto e il contrario di tutto, pensano a volte erroneamente di saperne di più di noi. I medici sono stati sempre pronti a confrontarsi con i cambiamenti. Serve un patto tra medici, operatori sanitari e pazienti, per rinnovare e ricostruire al meglio il Ssn con empatia e fiducia. Rispetto alle denunce verso i medici forse non va usato il termine depenalizzazione, non c’è nessuno sconto a nessuno, e non c’è la volontà di togliere le garanzie al malato, chi lavora può sbagliare e succede anche ai più esperti. Se c’è l’errore è giusto risarcire i pazienti e nessuno si tira indietro. Serve una legge che dia sicurezza agli operatori sanitari e non tolga nulla ai malati che si trovano ad aver subito un errore che fa parte di ogni mestiere” ha concluso Schillaci. Parrebbe, quindi, visto l’impegno assunto dal Ministro, essere ormai prossimi ad un intervento definitivo da parte del Legislatore sul tema.