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Il 2026 è alle porte e l’obiettivo del PNRR parla chiaro: si deve passare dal 4% circa di assistenza domiciliare integrata (ADI) per gli over 65 del 2023 ad almeno il 10% per raggiungere l’obiettivo fondamentale per l’evoluzione dell’assistenza del SSN della “casa come primo luogo di cura”.

Il Ministero della Salute ha stanziato risorse per un totale di 3 Miliardi di euro. In particolare, sul punto,  il Ministro Schillaci ha dichiarato: “La rimodulazione della missione 6 del PNRR approvata dalla Commissione Ue ci ha permesso di incrementare i fondi destinati alla telemedicina e all’assistenza domiciliare: 750 milioni che vanno a rafforzare gli interventi per la piena attuazione dell’assistenza di prossimità e gestione della cronicità, necessaria a dare riposte più efficaci ai bisogni di salute in particolare delle fasce di popolazione più vulnerabili e degli anziani. È un risultato molto positivo sul fronte dell’incremento di prestazioni: non c’è alcun definanziamento, tutti gli interventi inizialmente programmati saranno realizzati e si aumenta l’offerta grazie al lavoro di ricontrattazione della Missione 6”.  il Ministero della Salute ha ottenuto, in raccordo con la Struttura di missione della Presidenza del Consiglio, la redistribuzione di 750 milioni verso gli interventi di Assistenza domiciliare e Telemedicina riferiti all’investimento “Casa come primo luogo di cura e telemedicina” (Component 1). 

Per quanto riguarda l’Assistenza domiciliare, l’investimento viene incrementato di 250 milioni di euro per la presa in carico di 842mila over 65 entro giugno 2026 (42mila in più rispetto al target iniziale). La situazione dell’ADI, l’analisi delle criticità e le proposte operative per superare la situazione, rendendo questo tipo di assistenza, fondamentale soprattutto per l’evoluzione epidemiologica della popolazione e delle cronicità, è stata analiticamente tracciata per la prima volta da Salutequità, che ha curato un report, elaborato dopo la consultazione di un panel di esperti. Il report è stato presentato in evento pubblico a Roma. La buona notizia è che nel 2023 la maggior parte delle regioni risulta aver raggiunto l’incremento di numero di anziani assistiti a casa previsto dal PNRR: due regioni hanno raddoppiato l’obiettivo (oltre +200%) e sono Umbria e la Provincia Autonoma di Trento; quattro invece non hanno raggiunto i propri obiettivi ovvero Sicilia (1%), Campania (62%), Sardegna (77%), Calabria (95%) (fonte Agenas – Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – 2023). Sulla presa in carico, rispettivamente degli over 65 e over 75 risultano più prossimi all’obiettivo 2026: Molise (7,26% e 11,97%), Abruzzo (5,80% e 9,57%), Basilicata (4,98% e 8,51%), Toscana (4,70% e 7,55%) e Umbria (4,62% e 7,40%) che hanno fatto registrare la più alta percentuale di anziani assistiti in ADI, viceversa, sono più distanti, con tassi più bassi di anziani riceventi cure domiciliari, Calabria (1,67% e 2,87%), Sardegna (2,15% e 3,60%), Puglia (2,49% e 4,16%), Valle d’Aosta (3,23% e 5,02%) e Campania (3,25% e 5,64%) (Fonte Italia longeva).

Emergono, tuttavia, notizie poco confortanti sui livelli di assistenza domiciliare. L’intensità di cura infatti, ovvero la quantità di assistenza, secondo il monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del Ministero della Salute, nel 2022, era ancora troppo contenuta: 6 regioni si collocavano al di sotto della soglia minima (Lombardia, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) per l’indicatore – intensità di cura CIA 1 e per quello di intensità di cura CIA 2 e CIA 3 erano 4 le regioni sotto la soglia minima (rispettivamente su CIA 2: PA Trento, FVG, Calabria e Sardegna e su CIA 3: Valle d’Aosta, PA Bolzano e Calabria). Dove per CIA si intende il coefficiente di intensità assistenziale che indica la frequenza con cui il paziente ha ricevuto cure domiciliari nel periodo di cura e i livelli 1, 2 e 3 sono riferiti alla bassa, media e alta complessità assistenziale. A margine dell’evento di presentazione dell’elaborato da parte di Salutequità è intervenuto il Presidente Tonino Aceti, che ha sottolineato: “Dobbiamo superare la carenza di professionisti specializzati e investire nella tecnologia, con strumenti digitali realmente accessibili”. “Ma soprattutto, serve un aumento strutturale del Fondo Sanitario Nazionale, perché le risorse temporanee del PNRR non basteranno a evitare il collasso delle cure domiciliari”. Ed invero, l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) è al centro del dibattito sulla riforma del sistema sanitario territoriale, tra risultati raggiunti e nuove sfide da affrontare. Se da un lato il PNRR ha permesso di aumentare il numero di anziani assistiti a casa, dall’altro permangono criticità legate all’accreditamento, alla carenza di personale e alla necessità di finanziamenti strutturali. È emerso che i dati presentati durante l’incontro abbiano messo in evidenza come da un lato la maggior parte delle regioni ha incrementato il numero di pazienti anziani assistiti a domicilio, in linea con gli obiettivi del PNRR. D’altro canto, tuttavia, l’accreditamento dei servizi ADI procede a rilento: solo Lazio, Sicilia e Campania hanno completato le procedure, mentre altrove persistono impedimenti burocratici. Un altro nodo cruciale è la mancanza di personale, in particolare infermieri, che oggi coprono il 67% dell’assistenza domiciliare. Appare evidente che l’ADI è una priorità irrinunciabile per il futuro del welfare italiano, ma serviranno scelte coraggiose per renderla sostenibile. “La casa deve essere il primo luogo di cura”, ha concluso Aceti, “ma senza interventi immediati, rischiamo di vanificare i progressi fatti”. Ci si aspetta che le Istituzioni intervengano chiamate proprio a tradurre le analisi in azioni concrete.